Viaggio a Memphis

L’EMOZIONE DI ENTRARE IN CASA DI ELVIS

di Marco Chierici

Per la seconda volta in due anni mi sono recato “in pellegrinaggio” a Graceland, la storica e magica tenuta di Elvis Presley. La dentro c’è tutta la sua vita, la sua storia, il vero tipico sogno americano realizzato. Per noi fans entrare in casa di Elvis Presley è un’emozione indescrivibile; osservare e fotografare tutti gli arredi, i 168 dischi d’oro, le dozzine di costumi di scena, le sue stupende auto, le motociclette, i due aerei…e soprattutto la sua tomba. Sul retro della casa, adiacente alla piscina, c’è il Meditation Garden con una fiamma perpetua e una meravigliosa scultura che rappresenta Gesù con inciso il nome della famiglia Presley. Nel giardino, sempre fiorito e curatissimo, vi riposano insieme ad Elvis i genitori Vernon e Gladys e l’amata nonna Minnie. Elvis ci lasciò il 16 agosto 1977 e a 32 anni di distanza si può ancora vedere ogni giorno ad ogni ora una fila di fans in fila alla biglietteria. Ogni venti persone parte un piccolo pulmino che attraversa l’Elvis Presley Boulevard ed entra dai famosi cancelli della musica. Un muro di cinta in sassi protegge la proprietà ed è così pieno di scritte che nemmeno più un centimetro quadrato consentirebbe di scrivere il proprio nome.

Elvis è ancora oggi l’artista che ha venduto più dischi nella storia; ha da tempo superato il miliardo di copie. Dal 1969 al 1977 si esibì in 1094 concerti con spettacoli sempre sold out e il pubblico in delirio. Fu protagonista anche di 33 film e di qualche special televisivo, il più celebre fu il Come Back Special del 68.

Sono stato nel Tennessee insieme a due miei carissimi amici: Joe Ontario, che è il miglior interprete europeo della musica di Presley, e Ivano Melcangi che è il suo eccellente batterista, nonché un simpaticissimo ragazzo di Milano. Noi lo chiamiamo Ronnie come Ronnie Tutt il batterista di Elvis. Joe, che potete vedere e ascoltare su www.joeontario.it, ha inciso un singolo niente meno che alla SUN RECORD, la sala di registrazione dove Elvis “esplose” nel 1954 con il suo That’s all right mama. Poi, durante una visita alla città di Nashville, abbiamo convinto Joe a cantare due pezzi in un locale del centro dove una band si stava esibendo. Quando lui ha preso il microfono e la gente ha compreso le sue qualità canore, il pubblico ha iniziato a fotografarlo e a filmarlo con i telefonini.

E’ stato bellissimo “vivere” il Tennessee e anche il Mississipi dove siamo andati per visitare la casa natale di Elvis, a Tupelo, circa un’ora di auto da Memphis. Di famiglia poverissima, Elvis visse da bambino in una baracca di legno di due stanze senza bagno; frequentò la chiesetta di Tupelo dove iniziò a cantare i gospel, fino a quando a 19 anni divenne un fenomeno planetario. Acquistò subito una casa per sé e per i genitori in un
graziosissimo quartiere residenziale immerso nel verde (abbiamo scattato molte foto davanti all’abitazione), ma dovette andarsene dopo un anno perché migliaia di fans non lo lasciavano vivere in pace. Fu in quell’anno che acquistò Graceland, una delle case più belle che io abbia mai visto, circondata da alberi secolari e da un ranch con cavalli di razza.

Una sera, vicino alla mezzanotte, siamo tornati davanti alla casa di Elvis, è stata la più bella delle nostre emozioni, tutto il parco era illuminato da decine di luci colorate; un custode è uscito dal posto di guardia e ha parlato con noi almeno mezz’ora rivelandoci aneddoti e storie private del nostro idolo. Rivolgendosi a me, il guardiano ha chiesto da dove venivamo. “Dall’Italia? E che ci fate qui a mezzanotte dall’Italia?!” Ed io: “Noi amiamo Elvis”. E lui: “ Tutti amiamo Elvis”. Non siamo riusciti a corromperlo, era un vero professionista, avremmo pagato qualsiasi cifra per entrare di notte in casa di Elvis e pregare sulla sua tomba. Elvis Presley fu anche uno dei più caritatevoli uomini del secolo scorso, donò milioni di dollari in beneficenza e ancora oggi esiste una Fondazione a suo nome. Elvis is deathless, è immortale; tutti noi lo sentiamo come un amico fraterno e gli vogliamo un mondo di bene.

Non so se un giorno ci torneremo per la terza volta…non si sa mai.

Marco Chierici

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